I ruderi del Castello di Ramici si trovano sull’alto di una serie di calanchi posti a picco sul lato sinistro del Tevere tra Attigliano ed Alviano (TR) nel territorio di Lugnano in Teverina.
La denominazione dovrebbe provenire da “Santa Maria del ramo o di Ramici“, un luogo isolato di culto della zona che ospita, immerso nel silenzio, un Santuario costruito nei primi del 1400, per onorare l’immagine di una madonna miracolosamente ritrovata da una pastorella tra i rami di una quercia, questo racconta una leggenda popolare locale.
Sempre in zona sono individuabili i resti di un’ antica fornace di calce ed un’opera cementizia di epoca romana, probabilmente usata per la raccolta delle acque piovane mentre nel vicino Poggio Gramignano sono stati scavati i resti di una grande villa rustica sempre di epoca romana (I sec. A.C.)
Nella zona pianeggiante sottostante si trovano le “Terme di Ramici” alimentate da una vena di acqua sulfurea con proprietà terapeutiche ma insolitamente fredda e frizzante.
Difficoltà: GATTO (cosa vuol dire ?) |
Approfittando di una bella giornata di sole, ho lasciato la famiglia a valle e mi sono inerpicato verso la rocca. Atraversato il sottopasso della ferrovia che si trova vicino alle terme di Ramici, si segue la carrabile che inizia a destra. E’ in pendenza e segnata dallo scolo delle acque, ma a piedi si percorrre senza problemi. Arrivati sul clinale, si gira a destra e in men che non si dica si arriva ai ruderi della rocca. Purtroppo versano in completo abbandono e sono coperti da una fitta vegetazione. Spettacolare il panorama che si gode sulla valle del Tevere e sui calanchi. Lungo il percorso si vedono i segni della presenza di cinghiali, istrici, tassi e volpi.
Ho trovato con piacere la descrizione del Castello Ramici che visitai nel 1980 in occasione di una campagna geologica, finalizzata alla ricerca geotermica profonda per alte temperature, condotta nelle aree vulcaniche del viterbese. Ciò al fine di valutare i rigetti delle faglie che dagli apparati vulcanici cimino e vicano interessano anche la sinistra orografica della valle del Tevere. Campionammo tutto il versante scosceso, messo in evidenza nelle prime tre foto, per condurre uno studio micro-stratigrafico effettuato sulla base del contenuto in nannoplancton per poter determinare l’entità delle dislocazioni tra varie aree.
In seguito fu perforato in corrispondenza dell’apparato vulcanico di Vico un pozzo esplorativo che raggiunse la profondità di 3000 metri.
Un augurio per le future escursioni e complimenti per la curiosità di aver visitato il piacevole luogo.