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Con il termine “pestarole” si intendono delle vasche ricavate da massi di pietra.
Si tratta di manufatti finalizzati a lavorazioni agricole che potevano essere di vario tipo, ad esempio quello
della spremitura dell’uva, del lavaggio della canapa, la decantazione della creta, la concia delle pelli, la stagionatura del letame.
In alcuni casi si è ipotizzato che servissero anche per la salagione ed essiccazione del pesce.
Sono molto diffuse nell’Italia centrale e del sud.
Spesso si tratta di più vasche poste su piani diversi e comunicanti tramite fori e canalette.
Ci sono anche pestarole il cui uso ipotizzato è quello legato a riti sacri, religiosi e che quindi servivano anche per il sacrificio di animali.
Ai piedi dei Monti Cimini c’è un sito dove vi sono tantissime pestarole, ma così tante che quando ci si arriva per la prima volta si rimane sbalorditi nel vedere come quasi sopra ogni masso ve ne sia stata costruita una.
Ce ne sono alcune veramente belle, eleganti, sembrano quasi delle fontane rupestri.
Il loro grande numero fa pensare ad un esteso insediamento produttivo, ma quello che lascia perplessi è il vedere come anche massi molto piccoli, siano stati scavati per ricavare una vaschetta, a volte con il foro di uscita.
Cosa poteva venir lavorato in vaschette così piccole?

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