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Gli “Ipogei di Loiano” presso Gallese (VT) sono delle grotte artificiali contenenti una lunga sequenza di nicchie sulla cui funzione si è molto discusso.

Una delle ipotesi che va per la maggiore è quella che le nicchie siano state usate come “colatoi” per i corpi dei defunti. (1)

Questa pratica nota come “doppia sepoltura” prevedeva due fasi nella quali il cadavere:
1) permaneva in un luogo temporaneo per un periodo di tempo
2) veniva deposto nel luogo definitivo (a volte ossari)

La prima fase, quella della “colatura”, serviva a far deperire tutte le parti molli di un cadavere, lasciando solo le ossa.

Una recente conferenza “La morte addomesticata: la doppia sepoltura nell’Italia Moderna” del dott. Antonio Fornaciari (Università di Pisa), organizzata dal MArTA – Museo Archeologico Taranto, ha fornito informazioni molto interessanti e induce delle considerazioni anche riguardo all’utilizzo che possono aver avuto gli Ipogei di Loiano.

I punti più interessanti che il prof. Fornaciari fornisce nell’ottica del nostro ragionamento sono:

  • In Italia i casi noti risalgono tutti a età moderna ovvero XVII-XVIII sec.
  • La pratica era diffusa soprattutto nell’Italia meridionale, ma con esempi anche nell’Italia centrale e settentrionale
  • Gli ambienti noti per questo tipo di pratica fanno spesso parte di complessi religiosi (conventi) e appartenevano a confraternite e ordini religiosi (maschili e femminili), in alcuni casi a famiglie private.
  • Non era una pratica riservata alla maggioranza della popolazione.
  • Il tempo di stazionamento, nel luogo della colatura, si ipotizza essere di diversi mesi, anche di un anno.

La prima considerazione è questa: quando una persona moriva ci doveva essere una nicchia libera, per accogliere il cadavere.
Questo perchè le nicchie già occupate non potevano essere liberate fintanto che il corpo non era deperito completamente.
Ammettiamo ora che il tempo di stazionamento fosse di un anno.

Bisognava quindi fare un ragionamento del tipo: quante persone muoiono in un anno?
Avendo il numero approssimativo bisognava fare in modo che ci fossero nicchie a sufficienza per accogliere tutti i defunti, anzi per sicurezza, qualcuna in più…

Quindi, ad esempio, se la comunità aveva circa 5 morti all’anno, erano necessarie, diciamo 7-8 nicchie…
Se i morti erano circa 10 all’anno, erano necessarie, diciamo 13-15 nicchie…

A Loiano sono presenti più di 40 nicchie, ma il numero era superiore in quanto alcune sono state distrutte.

La domanda che ci si deve porre è quindi: quanto doveva essere numerosa una comunità che necessitava di più di 40 postazioni in un dato periodo di tempo?
In altre parole: che grandezza aveva la comunità che poteva contare  fino a circa 40 morti l’anno?

Viene fuori un numero molto grande, non compatibile con la numerosità che poteva avere un convento o altra confraternita del XVII-XVIII sec. se pur numerosa.

Inoltre: se come dice il prof. Fornaciari la pratica era diffusa nel XVII-XVIII sec. non stiamo parlando di un’epoca così remota, quindi dovrebbero esserci documenti che attestino la presenza di una comunità così grande nel territorio di Gallese solo 3-4 secoli fa (e che detta comunità facesse uso di questa pratica).

In alternativa si potrebbe osservare che la popolazione di un paese intero, se avesse praticato la doppia sepoltura, avrebbe avuto la numerosità necessaria a giustificare la presenza di oltre 40 nicchie, ma per quello che risulta alle conoscenze attuali, l’ipotesi che fosse l’intera popolazione del posto a beneficiare di questa pratica rimane priva di fondamento.

Va anche detto che dopo la colatura le ossa rimanenti venivano deposte in un luogo apposito, tipicamente un ossario, che per gli Ipogei di Loiano non risulta noto: o non esiste o non è stato mai individuato.

Alla luce di queste considerazioni si potrebbe dedurre che gli ipogei non sono dei luoghi per il deperimento dei cadaveri.
Si potrebbe trattare di altro tipo di pratiche
, magari più antiche, la mia ipotesi è che, per questo tipo di luoghi, ma più in generale, per tanti altri ambienti ipogei dove si incontrano lunghe sequenze di nicchie, si trattava di postazioni per accogliere urne cinerarie.

Per chi non conoscesse il posto, segnalo questa altra mia pagina sugli Ipogei di Loiano.
Per luoghi simili, vedere la pagina: grotte con nicchie.

(1) L’ipotesi è stata avanzata per la prima volta da Barbara Bottacchiari nell’articolo “Gli ipogei di Loiano”, pubblicato
sul n.1/2015 di Opera Ipogea

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  1. Pingback: Ipogei di Loiano | Senza Sentiero

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