La Valle dei Calanchi, che si apre ad Est di Civita di Bagnoregio, è uno dei posti più fotografati della Tuscia.
Tuttavia ci sono degli angoli poco noti come quello dell’abitato rupestre e delle miniere in località “Guadagliona dove l’amico geologo Luca Costantini si è offerto di portarci e così noi, come pecore dietro al pastore, ci siamo incamminati sulla retta via.
Già all’inizio del sentiero la destinazione è visibile su in alto: un lungo promontorio alla base del quale si aprono le grotte, ma per arrivarci la strada è tutta in salita, finchè si arriva ad un sentierino di crinale dove si affacciano le grotte.

Salutato Luca che si mette a cercare dei sassi particolari (i geologi hanno sempre qualche sasso ‘particolare’ da cercare….) io e Gianni Curti entriamo nelle grotte o meglio in questa miniera di “Farina Fossile“, bianca, finissima ed appiccicosa, è costituita dal residuo fossile di microscopiche alghe della famiglia delle diatomee.
In epoca abbastanza recente veniva usata nella produzione della dinamite, è probabile infatti che questo posto sia stato attivo fino all’ultimo conflitto mondiale.
La miniera è piuttosto labirintica: i cunicoli infatti si incontrano e si  intersecano spesso senza un disegno particolarmente preciso, è divertente girarli con la torcia senza il pericolo di perdersi anche se la scarsa altezza costringe a camminare inchinati.
Ben presto però qualche eco dal passato ci raggiunge… lavorare qui non doveva essere una cosa piacevole, tutto il giorno carponi a spicconare al buio: faticoso e pericoloso, oltretutto, in quanto la farina fossile, se inalata in quantità, provoca malattie respiratorie e fibrosi dei polmoni, ma i poveri minatori non ne erano consapevoli.


Adiacenti ai luoghi di estrazione erano stati ricavati degli ambienti abitativi, sono ancora visibili varie stanze, un forno, un lavabo …
Il punto più suggestivo è un lungo corridoio su cui si aprono diversi finestroni che fanno entrare la luce.

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