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Narra la storia che un conte, che qui aveva i suoi possedimenti, nel momento di fare testamento lanciò una maledizione nel caso i figli non si fossero attenuti alle sue volontà.

Ma i giovani, evidentemente, non temevano l’anatema e si spartirono come vollero i lasciti paterni, tra i quali era compreso questo mulino.

Tutto questo per fornire una datazione precisa: a cavallo tra il XV e XVI secolo (epoca dei fatti) il mulino in questione era perfettamente funzionante.

Fa un po impressione pensare che parte di queste mura, oggi ruderi, abbiano diversi secoli sulle spalle, sicuramente al netto di rimaneggiamenti successivi, buona parte delle mura in pietra locale risalgono proprio a quell’epoca.

Altra cosa che colpisce è l’altezza dell’edificio, anche se i solai sono tutti crollati si riescono a contare 4 piani: imponente.

Bello anche il canale che portava acqua al mulino: di ampie dimensioni e scavato direttamente nel terreno, è ancora ben distinguibile nel boschetto adiacente.

L’atmosfera è quella tipica di questi posti: silenzio e desolazione, il tempo ha portato via persone e vicende e, a poco a poco, demolisce anche i manufatti a cui gli uomini tanto tenevano.

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