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Di recente, in seguito a lavori di consolidamento del margine del fiume Paglia, è riemerso il fantomatico “Pontone” di Pagliano.
Di questo ritenuto ponte romano di età repubblicana, si avevano diverse notizie ma, in anni recenti, nessuna conferma sulla reale conservazione e ubicazione precisa.

In primis è la tradizione orale che ha sempre denominato il posto “Pontone“, mentre storicamente ci sono diverse testimonianze scritte:
Gamurrini nel 1896 parlava di una “testa del ponte” realizzata con grandi blocchi di travertino; nel 1295 Venceslao Valentini (Ispettore Onorario ai Monumenti e
Scavi del Regio Ministero) segnalava la struttura – anche se parzialmente distrutta – e il materiale riutilizzato per la costruzione della via Amerina; infine nel 1957 C. Morelli
in un Bollettino dell’Istituto Storico Artistico Orvietano confermava la permanenza della tradizione orale riguardo al toponimo “Pontone“.

L’opera fu costruita sull’ultimo tratto del fiume Paglia prima della confluenza con il Tevere, in corrispondenza del porto di Pagliano importante snodo, fluviale ma anche viario, in epoca romana.
Pagliano si trovava infatti compreso in un ampio bacino abitato e produttivo ed era importante punto di comunicazione tra l’Etruria centrosettentrionale e Roma, con centro di riferimento Orvieto.

Quello che resta oggi visibile del Pontone di Pagliano è veramente una piccola porzione, composta da una manciata di blocchi in travertino, malmessi, che danno l’impressione di essere miracolosamente sopravvissuti a secoli di oblio.
Da essi non è possibile capire granché su come fosse la struttura in origine e, anzi, a qualche archeologo è venuto il dubbio che possa effettivamente trattarsi dei resti di un ponte piuttosto che di qualche altro tipo di struttura.

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