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Sul finire del 2022 avevo adocchiato un sito rupestre potenzialmente interessante perché sembrava presentare geometrie che facevano pensare più a qualcosa di artificiale che di naturale.
Ma il luogo è perso tra le colline e i boschi, quindi mentre la sfacchinata per arrivarci era sicura, la certezza di trovare effettivamente qualcosa d’interessante non c’era.

Proposi agli amici Marco Scataglini e Roberto Maldera di dedicarci a questo posto per la nostra uscita di fine anno.
Marco, dopo aver valutato la cosa, mi confermò: sfacchinata sicura, risultato non garantito.
Quindi decidemmo di andare 🙂
Purtroppo Roberto, per altri impegni, non poté partecipare.

Dopo aver lasciato l’auto lungo una carrareccia proseguimmo a piedi fino al punto in cui fu necessario abbandonare anche quella e infilarci nella vegetazione.
Purtroppo quel bosco è particolarmente difficoltoso da attraversare perché pieno di quella che viene chiamata “stracciabraghe” ovvero una liana spinosa particolarmente resistente e tenace.
In quel bosco si presenta come veri e propri ammassi che ci hanno costretto più volte a cambiare direzione, tornare indietro e solo, quando era inevitabile, ad aprire faticosamente un passaggio.
Anche l’ultima parte del tragitto, quando eravamo consapevoli di essere veramente a pochi metri dall’obiettivo, ci ha impegnato per diversi minuti.
Lungo tutto il percorso non abbiamo trovato sentieri o tracce di mulattiere e anche scarsi sentierini di animali selvatici.

Ma alla fine, finalmente, sbuchiamo sulla radura e ci dividiamo cominciando a guardarci intorno.
Dopo pochi attimi Marco mi urla “é artificiale!” … queste poche parole furono la conferma che la faticata non era stata vana.

Il sito presenta in effetti alcune lavorazioni rupestri che sono senza dubbio opera dell’uomo.
La principale evidenza è una formazione circolare, ottenuta sagomando il masso tufaceo, che si eleva per circa mezzo metro e il cui diametro è sui 5 metri circa.
Scavata all’interno e irregolare nei bordi, la formazione mostra un’apertura davanti ed è per circa metà coperta dalla vegetazione.
Lungo il bordo presenta delle vaschette e altre lavorazioni di non facile lettura. Su di un lato, addossata al cerchio, sembra esserci una vasca che si confonde col terreno.
Siamo molto sorpresi.

In quest’area la vegetazione non cresce e si riescono a scorgere altri manufatti: in particolare una vaschetta quadrata ricavata in un altro masso.
Lungo il terreno ci sono diversi solchi profondi qualche decina di centimetri che risultano trasversali al pendio del terreno (questo per dire che non posso essere stati scavati dall’acqua piovana).
Più in basso altri solchi e forse dei vecchi scalini consunti che potrebbero indicare che era quello il punto di accesso a questo altopiano e non quello che abbiamo seguito noi.

Le forme interessanti del sito si apprezzano nelle foto realizzate dall’alto da Marco.

Non sappiamo se questo luogo sia di antica frequentazione, non abbiamo visto reperti fittili particolari e non ci è dato sapere se è mai stato preso in considerazione da un punto di vista storico/archeologico. In un punto si scorge, forse, un tratto di muro.
Probabilmente fino a qualche decennio fa, da queste parti ci pascolavano degli animali perché abbiamo notato un vecchissimo palo di recinzione.
Finito di osservare decidiamo di tornare: ci aspetta un’altra lunga battaglia contro le spine.

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